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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 9
 
originale
 
9. Quo protenus perpetrato sorores egregiae domum redeuntes iamque gliscentis invidiae felle fraglantes multa secum sermonibus mutuis perstrepebant. Sic denique infit altera: "En orba et saeva et iniqua Fortuna! Hocine tibi complacuit, ut utroque parente prognatae germanae diversam sortem sustineremus? Et nos quidem quae natu maiore sumus maritis advenis ancillae deditae extorres et lare et ipsa patria degamus longe parentum velut exulantes, haec autem novissima, quam fetu satiante postremus partus effudit, tantis opibus et deo marito potita sit, quae nec uti recte tanta bonorum copia novit? Vidisti, soror, quanta in domo iacent et qualia monilia, quae praenitent vestes, quae splendicant gemmae, quantum praeterea passim calcatur aurum. Quodsi maritum etiam tam formonsum tenet ut affirmat, nulla nunc in orbe toto felicior vivit. Fortassis tamen procedente consuetudine et adfectione roborata deam quoque illam deus maritus efficiet. Sic est hercules, sic se gerebat ferebatque. Iam iam sursum respicit et deam spirat mulier, quae voces ancillas habet et ventis ipsis imperat. At ego misera primum patre meo seniorem maritum sortita sum, dein cucurbita calviorem et quovis puero pusilliorem, cunctam domum seris et catenis obditam custodientem."
 
traduzione
 
?Ma quello che non si dissero, rientrando a casa, le due rispettabili sorelle, divorate com'erano dall'invidia e dalla bile! ?Una, alla fine, garr?: 'Fortuna orba, crudele e malvagia. Bel gusto il tuo a farci nascere dagli stessi genitori e poi darci una sorte cos? diversa. Noi che siamo le pi? grandi, facciamo le serve a dei mariti stranieri e siamo costrette a vivere come delle esiliate, lontano dalla nostra casa, dalla nostra patria, dai nostri genitori; quella li invece, la pi? giovane l'ultimo parto di un ventre ormai esausto, ha ricchezze a non finire e un dio per marito e di tutta questa fortuna non sa nemmeno farne buon uso. Ma hai visto, sorella, quanti e quali tesori in quella casa e che splendide vesti e che luccichio di gioielli? Sembra di camminare addirittura sull'oro, se poi ha anche un bel marito, come lei dice, ? proprio la donna pi? fortunata del mondo. E non ? detto poi che vivendo insieme e crescendo l'affetto, il marito, che ? un dio, non finisca per far diventare dea anche lei. Sta a vedere, perdio, che sar? proprio cos?: quel suo modo di fare, quel suo comportamento, quella gi? si vede sul piedistallo, ha per schiave delle voci, d? ordini ai venti, mi sa che nella donna c'? gi? la dea. ?Guarda me, invece, disgraziata che sono: m'? capitato un marito pi? vecchio di mio padre, per giunta pi? calvo di una zucca, pi? timido d'un ragazzino e che tiene tutta la casa sotto chiave e catena.
 

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